Caro Don Salvatore, sto attraversando un periodo difficile e in questi casi, da sempre, tendo a nascondere i problemi dietro allegria e sorrisi, non lasciando intuire niente agli altri. Non riesco a chiedere a nessuno di tendermi una mano (nonostante ne senta il bisogno), non tanto perché temo il giudizio, piuttosto perché ho paura di far pesare sugli altri i miei problemi. Come posso superare questo blocco? E soprattutto quanto è importante farlo?
Quando i pesi si portano insieme diventano più leggeri. Molte volte è questione di leve. Archimede diceva: ‘Datemi una leva e vi solleverò il mondo’. Molti problemi, apparentemente insormontabili, possono essere facilmente risolvibili se qualcuno conosce il punto di leva adatto.
Molte volte, la cosa più difficile non è donare, ma accogliere. Lo dico innanzitutto come Chiesa; abbiamo il coraggio di donare la vita ma, spesso, l’incapacità di accogliere ciò che un immigrato, un bambino, un povero può donarci. Pur riconoscendoci bisognosi, abbiamo spesso la pretesa di dare, di consumarci, mentre facciamo fatica ad allargare le braccia.
Sono sicuro che dietro alle crisi e ai fallimenti siano presenti tutti gli ingredienti più veri della crescita e di una vita autenticamente realizzata, ma per paura della paura, per ritrosia ad accogliere più che a donare, facciamo crescere il malessere che ci uccide dentro, nell’indifferenza generale. Dietro alle altezze, fatte di gioia ed entusiasmo, si possono nascondere crateri di sofferenza e disagio. Penso che ci voglia più coraggio a scendere dentro di noi con altri che salire da soli il Monte Bianco.
Credo che i problemi siano tali semplicemente per avere delle soluzioni che gli altri possano vedere. Problemi e soluzioni infatti sono sempre correlati.
Se invece resto solo con il mio problema, con il tempo, l’esterno lascerà spazio al dramma interiore. Ogni problema può trasformarsi in dramma o in tragedia.
Ho visto persone fallite e drammaticamente senza speranza che, aperto il loro cuore, sono rinate di entusiasmo inenarrabile e gente che, pur a causa di piccoli disagi, per non aver voluto affrontare i problemi, aprendo il cuore, sono cadute in drammi senza uscita.
Una buona regola da usare è questo invito di Gesù: ‘Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro’ (Luca 6, 31).
Se dunque, in una condizione simile, suggeriresti di aprire il cuore, per affrontare le difficoltà con qualcuno, fa’ tu la stessa cosa.
Ogni crisi è crescita, non perdere questa occasione di luce nascosta.
Don Salvatore
Buongiorno
Io penso che dovresti cogliere l’invito di S. Giovanni Paolo II fatto ai giovani “Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”.
I problemi vanno affrontati con la persona giusta. Chi meglio del nostro creatore, che conosce la sofferenza ed è disposto ad ascoltarci SEMPRE. Lui ci aspetta, richiuso nel tabernacolo, in una chiesa spesso vuota, sperando che qualcuno condivida la sua croce, i suoi problemi con Lui; e invece l’uomo insiste a voler portare la croce da solo o peggio a voler scendere dalla croce per non affrontare ció che gli è stato dato.
Si, Dio è geloso quando vede che noi preferiamo raccontare ad un amico i nostri problemi e con Lui, che ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi, non Gli rivolgiamo nemmeno la parola o se lo facciamo è solo per fare una preghiera scritta da altri.
Parlare con Gesù è la preghiera più gradita a Dio, perché è l’anima che si mette in contatto con il suo creatore… e se poi siamo anche figli suoi allora possiamo avere la certezza di fede che Lui ci ascolterà. A noi rimane solo lo stupore, la meraviglia di vedere come Egli ci risponderà.
E ricordiamo che abbiamo anche la vergine Maria come madre!