A volte si insinua nel nostro cuore il desiderio di essere qualcosa di più di un semplice essere umano. Aneliamo la perfezione, vorremo essere un po’ più simili a Dio per poter controllare ogni aspetto della nostra vita. E in certi momenti possiamo addirittura credere di poterci riuscire. Ma scopriamo ogni volta che i nostri limiti rimangono e non sempre li accettiamo serenamente. Ma, cosa intendiamo per “perfezione”? Forse una vita piena di successo, che conosce solo la gioia e non il dolore o la tristezza? O magari un bel fisico e un viso che piaccia a tutti? E, se invece la perfezione dell’uomo, la sua vera bellezza, si trovasse proprio in quello che noi consideriamo “imperfezione”? Qualcuno ha cantato: «Ma che splendore che sei nella tua fragilità», e ancora: «quando piangi in silenzio, scopri davvero chi sei». La fragilità che si esprime in un pianto può far capire la fragilità degli altri, e ci scopriamo così bisognosi ma anche capaci di compassione e di tenerezza.
Forse è proprio il limite ciò che fa nascere nell’uomo i sentimenti più belli, più umani appunto: la tenerezza, la misericordia, la dolcezza, la solidarietà, l’empatia. Forse un essere perfetto, pieno di se stesso, sarebbe incapace di sentire tutto questo.
Una ricerca disperata di perfezione, anche estetica, non fa altro che nascondere il nostro vero volto, che è perfetto anche con quella cicatrice, anche con quella ruga. È perfetto perché è unico, come unica è la nostra storia dipinta con tutti i colori, anche con i grigi. Forse dovremo innamorarci un po’ più della nostra umanità. Noi vorremo essere come Dio. Dio invece, innamorato follemente dell’umanità ha voluto essere simile a noi. Gesù, scrive san Paolo, «pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini».
Essere umani è faticoso. Essere umani richiede coraggio, il coraggio degli innamorati. Dio ha avuto il coraggio di esserlo. E noi?
Gesù, Dio fatto uomo, ci ricorda che «non siamo soli a combattere questa realtà».
A proposito di “essere umani” a me piace molto la canzone di Marco Mengoni che ti propongo oggi.
Leggi, ascolta e pensaci!
Fratel Jonathan, jc
Grazie Jonathan,
le tue riflessioni sono sempre iniezioni di fiducia!
…se poi penso che Gesù ha SCELTO intorno a se persone decisamente imperfette tra chi lo ha tradito,rinnegato,abbandonato…e le ha amate,comunque,tutte,profondamente..
sento che non si aspetta niente da noi se non che lo amiamo e questo mi fa sentire meno inadeguata.
La stessa Sua Passione sembra la cronaca di un fallimento …eppure…e’ Risorto!
Gesù conosce i nostri cuori!
Un caro saluto alla tua famiglia Letizia.
Questo tema,fa riflettere molto,alcuni si fermano all’apparenza.Non bisogna aver paura e vergogna di nascondere il nostro vero volto,che è perfetto anche con qualche cicatrice e qualche ruga. Quindi bisogna accettarsi per come si è e come siamo.
Proprio così, se vogliamo essere conosciuti veramente, non dobbiamo nasconderci dietro a tante apparenze!
Grazie Elena!
È vero… siamo sempre alla ricerca del di più, di chissà quale perfezione e questo porta al non accontentarci mai, – di chi siamo – di come siamo – di cosa abbiamo… e di conseguenza ci sentiamo tristi e fragili. Dunque, impariamo a non seguire questa “perfezione”, cambiamo direzione e facciamoci trascinare dall’amore! Concludo con una frase di Paulo Coelho “L’amore più forte è quello capace di dimostrare la propria fragilità” Grazie mille Jonathan per queste tue riflessioni
Coelho! Donatina, abbiamo un altro amico in comune!
Grazie di questa eco che arricchisce la nostra riflessione!