Suor Maria Bernardetta (15 ottobre 1918 Montella – 12 dicembre 2001 Roma)
Omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Vice-Decano del Collegio Cardinalizio, nella celebrazione eucaristica in occasione della conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Madre Maria Bernardetta dell’Immacolata – Roma, Basilica Papale di San Giovanni in Laterano, venerdì 28 aprile 2023 A.D.
Reverende Sorelle,
Reverendi Sacerdoti,
Sorelle e fratelli nel Signore!
1. Ci troviamo nella Cattedrale del Papa, la Basilica di San Giovanni in Laterano, per celebrare l’Eucarestia prima di partecipare alla conclusione dalla fase diocesana del processo di beatificazione di Madre Bernadetta dell’Immacolata, non lontano dal luogo ove la serva di Dio concluse il suo pellegrinaggio terreno, dopo aver ricevuto il sacramento dell’Unzione degli infermi dall’allora Cardinale Jorge Mario Bergoglio. Siamo certi che Papa Francesco ci è spiritualmente unito mentre sta compiendo il Viaggio Apostolico in Ungheria, che accompagniamo con il nostro affetto e la nostra preghiera. E siamo colmi di gioia, per il dono che il Signore sta facendo alle nostre vite e a quella della Chiesa sua Sposa: il risplendere di una testimonianza di vita in cui stiamo sempre più intuendo un riflesso della luce di Dio, da cui Madre Bernadetta si è lasciata avvolgere divenendone segno per tutti coloro che incontrava. In modo particolare mi piace ricordare tutti quei seminaristi e sacerdoti che la incontrarono – alcuni dei quali proprio inviati a Lei già dall’allora Padre Bergoglio – e che hanno trovato una sorella e una madre capace di accoglienza, ascolto, correzione ed incoraggiamento, per riprendere il cammino di consacrazione con maggiore determinazione, quasi scoprendo il dono di quella “seconda chiamata” che il Santo Padre ha ricordato nell’omelia pronunciata durante il Giovedì Santo durante la Messa Crismale.
2. La prima lettura ci offre uno spaccato di una esperienza di caduta, conversione e accompagnamento spirituale: Saulo, accanito e feroce persecutore dei discepoli di Cristo, si dirige a Damasco per farli prigionieri e perseguitarli, ma viene interrotto nel suo proposito dall’apparizione sulla Via Diritta, che alcuni mesi fa io stesso ho potuto visitare recandomi per due volte in Siria. Le strade tortuose del cuore e della mente del persecutore, colme di tenebra e di rabbia, sono rischiarate dalla luce divina, che fa intuire i passi di un nuovo cammino, questa volta con Cristo e verso la Sua Pasqua, di cui è chiamato a diventare testimone dinanzi alle genti come strumento eletto dalla Provvidenza di Dio. La stessa dinamica di conversione è percepibile anche nella vita di Anania: lui che è già discepolo del Signore viene chiamato ad abbandonare le proprie certezze e schemi umani riguardo la fede e a superare la paura, per farsi compagno e garante dinanzi alla comunità del cambiamento avvenuto nel cuore di Paolo. Conversione di Saulo e conversione di Anania: due momenti collegati dall’unico protagonista di entrambi, che è il Signore Risorto che dona il suo Spirito che regge e che guida. Anche Madre Bernadetta nel suo amore per il Signore Gesù si è lasciata accompagnare dallo Spirito in sempre nuove partenze: quella dal suo paese natale, Montella, ove poi venne sepolta, all’Argentina e agli Stati Uniti, per poi fare ritorno in Italia, ma soprattutto nelle diverse missioni che le furono affidate e che accolse in obbedienza. Lei stessa fu madre di molte anime, perché fece l’esperienza diretta dell’essere accompagnata interiormente ricevendo anche alcune grazie: è singolare che ci troviamo qui per la conclusione del processo di beatificazione di Madre Bernadetta, pensando a quanto lei stessa riferì dei giorni in cui era in condizioni molto critiche a motivo di una brutta caduta sulle scale, e vide per due volte la Fondatrice accanto al suo letto, la quale in base alle testimonianze raccolte le disse “prega molto per la comunità affinchè quello cui stiamo dietro arrivi presto”.
3. Il Vangelo che abbiamo ascoltato, tratto dal discorso sul Pane di vita del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, ci ha fatto ascoltare le parole di Gesù, che chiede di nutrirsi dalla sua carne e di bere il suo sangue, cioè di ricevere la sua stessa vita nella nostra esistenza, di divenire una sola cosa con lui, e questo perché anche per noi si realizzi quello che avvenne per lui, che visse per il Padre: “chi mangia di me vivrà per me”. Questa espressione riassume bene i tratti di madre Bernadetta: ha amato l’Eucarestia e se ne è sempre nutrita, non per una devozione soltanto esteriore ma per una esigenza di amore, perché come dice la tradizione carmelitana “l’amore si paga con l’amore”. È rimasta sé stessa, persona semplice e umile, senza atteggiarsi mai, eppure quanto bene ha seminato e ha suscitato con la sua testimonianza: penso a tanti piccoli episodi che però dicono uno stile. Dalle lettere scritte con semplici fogli strappati da quaderni, al gusto di assaporare a Tucuman un caffè italiano suscitando la commozione della emigrata italiana che la servì nel bar, donandole dei ricordi religiosi e ricevendo in cambio dei cioccolatini, al lavoro alacre nelle cucine assicurando la preghiera alla giovane consorella che doveva completare i suoi studi, con quella essenzialità e concretezza che dona pace a chi la incontra e disarma i cuori, come scrisse il Cardinale Bergoglio: “è fatta così. Quello che conta è come lo fa. Suor Bernadetta lo fa con il cuore ed è quello che Dio guarda”. Proprio un confratello gesuita, Diego Fares, ha indicato quanto padre Bergoglio tenesse a lei: “Bergoglio ce la indicava sempre perché servisse da esempio, ne rendeva evidente l’affetto e le preghiere da lei rivolte ai seminaristi, l’impegno per i poveri, la prontezza nel saper chiedere l’elemosina e guadagnarsi il cuor di coloro che le davano tutto quello che le serviva, la contemplazione profonda di chi sa vedere come sta l’anima ci ciascuno figlio o figlia”.
4. In questo giorno, rendiamo dunque grazie al Signore per il dono di Madre Bernadetta, chiediamo che presto si possa avere la gioia di vederla elevata alla gloria degli altari, ma soprattutto impegniamoci – ciascuno nella propria condizione e vocazione – a vivere come Lei ha vissuto, con lo sguardo fisso in Gesù e i cuori e le mani chini verso i fratelli e le sorelle che Lui ci dona di incontrare. Credenti così, religiose luminose, madri pur senza aver generato nella carne, sono segni certi di come lo Spirito vivificante conduce la Chiesa attraverso i tempi: non hanno la pretesa di insegnare agli altri, di fare manifesti o programmi pastorali, semplicemente sono pagine di Vangelo vivente, il cui profumo si diffonde in tutti i luoghi ove sono inviati, suscitando attrazione e sequela. Sia così anche per noi, figli e figlie di Madre Bernadetta e con lei di madre Camilla. Così sia.