Caro Don Salvatore, quale differenza esiste fra il giudizio della Chiesa e la misericordia di Cristo? Spesso si evita l’ambiente religioso per paura di essere giudicati o perché si assiste ad un giudizio “terreno” che mira a stabilire quale dei peccati sia il più grave. Se Cristo è morto e risorto per tutti, come reagire quando ci si sente sotto la lente di ingrandimento in un contesto religioso?
Gesù si è spesso scontrato con il mondo religioso che perdeva di vista la misericordia, in nome di un formalismo, che filtrava il moscerino e ingoiava il cammello. La Chiesa è il luogo della misericordia di Dio, ma nella sua dimensione istituzionale e umana può compiere errori legati alle umane fragilità come il giudizio. La dimensione sacramentale però è il luogo stesso della misericordia del Signore. Quando un prete assolve è Cristo che assolve. Ogni volta che è celebrato un sacramento il protagonista è il Cristo. La misura dell’amore di Dio, diceva Sant’Agostino, è un amore senza misura. L’amore di Dio non si ferma dinanzi al male. È per questo che tutti i peccati saranno perdonati, eccetto quello contro lo Spirito che significa il rifiuto volontario della Grazia di salvezza.
Charles Chaplin diceva che non bisogna tanto pensare alla reputazione, poiché quella è frutto del giudizio altrui, ma alla coscienza che è ciò che si è realmente.
Al di là delle incomprensioni o dei limiti umani che si possano riscontrare in ambienti cattolici, importa il fatto che la Chiesa è segno efficace di salvezza per ogni uomo.
È nella Chiesa che incontro la misericordia, quella che posso sperimentare certamente nella preghiera personale, ma che è garanzia di salvezza e di pace.
Dobbiamo essere liberi sempre dal giudizio altrui, segno di profonda vita spirituale, e pensare piuttosto a prenderci la libertà di lasciarci incontrare da Dio che, come nella parabola del figliol prodigo, è in attesa del nostro ritorno.
Possa la misericordia del Signore avere sempre la meglio sulle nostre debolezze e povertà umane in collaborazione con la nostra libertà.
Buon cammino
Don Salvatore Sciannamea